Venezuela, divampa la protesta. Maduro sotto assedio

La crisi del Venezuela sembra divampare. Altri due giovani sono morti negli scontri di piazza. E intanto Nicolas Maduro dispone l’abbandono del Paese all’Organizzazione degli stati americani, dopo la convocazione di un vertice straordinario di ministri degli Esteri sulla situazione venezuelana.

Le due nuove vittime sono Christian Ochoa, un ventuduenne ferito da spari di arma da fuoco lunedì scorso a Valencia, capitale dello stato di Carabobo (nel centro-nord del Paese) e Juan Pablo Pernalete, un ventenne raggiunto in faccia da un lacrimogeno a Caracas. Nella capitale l’opposizione aveva convocato una nuova marcia verso la sede dell’ufficio dell’Ombudsman, nella zona ovest di Caracas, ma si è vista impedire il passaggio – per sesta volta consecutiva – da unità antisommossa della polizia e della Guardia Nazionale.

Nicolas Maduro è sotto assedio su tutti i fronti. Mentre nelle piazze del Venezuela proseguono le proteste antigovernative – nelle quali oggi sono morte altri due giovani, portando il totale a 28 vittime – l’Organizzazione degli Stati Americani (Osa) ha convocato un vertice straordinario di ministri degli Esteri sulla situazione in Venezuela, decisione alla quale ha fatto seguito l’annuncio di Caracas del suo ritiro da questo organismo regionale.

Il livello di tensione è sempre più alto. L’Assemblea Nazionale – controllata dall’opposizione – esige il riconoscimento formale che la sentenza (poi ritirata) con la quale la Corte Suprema si è attribuita i poteri del Parlamento costituisce una violazione della Costituzione. Sarebbe una motivazione sufficiente per chiedere poi la destituzione dei magistrati che l’hanno sottoscritta. Ma la richiesta non ha trovato spazio.

Il vertice straordinario

Nel frattempo, dopo che a Washington si è riunito il Consiglio permanente dell’Osa per discutere la crisi in Venezuela, è scattata la ritorsione promessa dalla ministra degli Esteri Rodriguez, che ha annunciato l’inizio delle pratiche per lasciare l’organizzazione. L’ultimo tentativo di Caracas per cercare di rompere il suo isolamento internazionale è stata la convocazione di un vertice straordinario di ministri degli Esteri della Comunità degli Stati Latinoamericani e dei Caraibi (la Celac, organizzazione creata nel 2010 di cui fanno parte tutti i paesi del continente americano e dei Caraibi, tranne Stati Uniti e Canada), che si svolgerà il 2 maggio a San Salvador.

Le proteste

L’ondata di proteste fin dall’inizio di aprile contro il presidente Maduro ha scatenato la peggiore sequenza di violenze del Venezuela dal 2014. I dimostranti vogliono elezioni e la fine di due decenni di regime socialista, ma la brutale crisi della nazione sudamericana sta alimentando la rabbia. I contestatori di Maduro chiedono di non scatenare la repressione sui manifestanti pacifici, di rilasciare gli attivisti imprigionati e anche aiuti umanitari, per compensare la carenza di cibo e medicine. Solo nell’ultimo mese sono state arrestate più di 1500 persone, con 800 ancora

detenute, secondo l’associazione per i diritti umani Penal Forum. Una delle foto simbolo delle proteste di questi giorni è il ragazzo con la Bibbia, che si opponeva pacificamente ai poliziotti brandendo il libro sacro ma veniva impallinato, come si vede dalle ferite sul corpo nudo, causate da cartucce a pallini, quelle che si usano per la caccia al cinghiale per capirci. La foto ha fatto il giro di tutti i siti di informazione indipendente.

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