La storia di Palmira. Città orientale da sempre contesa

Da sempre al centro del mondo mediorientale, la città di Palmira ha una storia e tradizione millenaria, sebbene sia ormai nel mirino degli speculatori di arte da sempre, come quando i terroristi dell’Isis la conquistarono nel 2015.

Tadmor è menzionata nei testi scoperti a Mari, risalenti al II millennio a.C. I primi a regnare su questa terra furono gli Assiri e i Persiani; successivamente il loro regno fu incorporato in quello dei Seleucidi, fondato da un ex generale di Alessandro Magno. Fin dai primi tempi Tadmor è stata luogo di sosta per le carovane che viaggiavano tra Mediterraneo, Mesopotamia e Arabia. Era anche un collegamento importante sulla antica Via della Seta, la strada tra la Cina e l’Europa; la città prosperò molto anche grazie ai pesanti dazi imposti alle carovane di passaggio.

La Via della Seta
La Via della Seta

La storia di Palmira. Città orientale da sempre contesa

Nel momento in cui i Romani espansero il loro impero durante il I e II secolo d.C, per occupare i porti dell’Est Mediterraneo, la dinastia dei Seleucidi terminò di esistere. Tadmor si trovò rinchiusa da una parte dall’Impero Romano, dall’altra dai Parti. L’oasi, però, approfittò di questa situazione, tenendo aperte le strade e assumendo il ruolo di mediazione tra le due super potenze. L’influenza di Roma crebbe e la città rinominata Palmyra (da “città delle palme”) divenne un centro di afflusso monetario per l’Impero e un cuscinetto contro i nemici a est. Agli abitanti fu permesso di mantenere una certa indipendenza, approfittando anche della nuova linea di commercio ottenuta da Roma grazie alla sconfitta dei Nabatei, presso Petra.

L'imperatore Adriano
L’imperatore Adriano

L’Imperatore Adriano visitò la città nel 129 d.C. e dichiarò Palmyra città libera, permettendo ad essa di raccogliere e mantere i tributi delle tasse. Nel 212 d.C., sotto l’Impero di Caracalla (nato egli stesso da madre siriana), Palmyra divenne una colonia romana. In questo modo i cittadini ottennero gli stessi diritti dei cittadini di Roma e furono esentati dal pagamento di tasse imperiali. In questo periodo Palmyra crebbe tantissimo, allargando le strutture architettoniche come i lunghi viali di colonnati e costruendo templi più grandi e più ampi.

Nel momento in cui il potere interno di Roma andava indebolendosi, Palmyra divenne più indipendente. Un nobile locale, Odainat, sconfisse le armate di un nemico di Roma, i Sassanidi, e si proclamò re. Nel 256 d.C. l’Imperatore Valeriano diede a Odainat il titolo di Corrector dell’Est e lo mise a capo di tutte le truppe romane della zona.

Zenobia, seconda moglie di Odainat
Zenobia, seconda moglie di Odainat

L’episodio più glorioso nella storia di Palmyra – che portò allo stesso tempo la città al degrado – iniziò quando Odainat venne assassinato nel 267 d.C. La sua seconda moglie, Zenobia, prese il potere al posto del loro figlio Vabalathus. Roma rifiutò di riconoscere questo processo, anche perché Zenobia era sospettata di aver preso parte all’assassinio del marito. L’Imperatore inviò un’armata per trovare un accordo con la regina. Zenobia si scontrò con le truppe di Roma e le sconfisse. Poi condusse le proprie legioni contro la guarnigione di Bosra, allora capitale della provincia d’Arabia e invase con successo l’Egitto.

Con tutta la Siria e la Palestina e parte dell’Egitto in suo possesso, Zenobia dichiarò l’indipendenza da Roma e coniò delle monete in Alessandria con impresse la sua immagine e quella di suo figlio, che assunse il titolo di Augusto (Imperatore).

Zenobia, che sosteneva di discendere da Cleopatra, fu una donna di eccezionale abilità e ambizione. Nonostante fosse testarda e volitiva, lo storico del 18esimo secolo Edward Gibbon scrisse così nella sua opera Declino e caduta dell’Impero Romano:

“Zenobia poteva paragonarsi, per bellezza, a Cleopatra, mentre sorpassò quest’ultima in castità e valore. Zenobia venne considerata una delle donne più eroiche della storia. Fu di una complessità oscura. I suoi denti erano bianchi perlacei e i suoi grandi occhi neri avevano una fiamma non comune, temperata però da una dolcezza particolare. La sua voce era forte e armoniosa. La sua capacità di intuizione e ragionamento erano rafforzati dai suoi numerosi studi.”

L'imperatore Aureliano
L’imperatore Aureliano

L’Imperatore Aureliano, che fu preparato a negoziare, non potè sopportare questa sconfitta. Dopo aver inferto una sconfitta alle truppe di Zenobia in Antiochia e a Homs nel 271 d.C., assediò Palmyra stessa. Zenobia resistette fino all’ultimo e, invece di accettare le generose condizioni di resa di Aureliano, fuggì con un cammello passando a lato delle truppe romane. Si diresse verso la Persia per chiedere aiuto militare, ma venne catturata dalla cavalleria romana presso l’Eufrate.

Zenobia venne mandata a Roma come trofeo nel 272 d.C., dove affrontò la parata del trionfo di Aureliano, legata in catene d’oro. Successivamente venne liberata: sposò un sentore romano e visse i suoi giorni a Tivoli, presso Roma.

La sconfitta di Zenobia significò anche la fine della prosperità di Palmyra. Nel 273 d.C. ci fu una rivolta, in cui i ribelli di Palmyra massacrarono 600 arcieri romani; la risposta di Aureliano fu durissima: i legionari massacrarono tantissimi cittadini e diede fuoco alla città. Palmyra non riuscì a recuperare le antiche vestigia. L’Imperatore Diocleziano (254-305) fortificò la città, facendone la roccaforte più a oriente dell’Impero di Roma; l’Imperatore Giustiniano, in seguito, ricostruì le difese della città nel VI secolo. La città sopravvisse come fortezza difensiva, perdendo però completamente il traffico di carovane.

Nel 634 d.C. la città cadde nelle mani di un’armata Islamica guidata da Khaled ibn al-Walid. Da qui Palmyra esce dai libri di storia. I reperti architettonici e archeologici dicono che gli Arabi fortificarono il Tempio di Bel e costruirono un castello, ma la città in sé venne presto abbandonata e dimenticata. Le strutture vennero poi devastate da un terremoto e ricoperte dalla sabbia portata dal vento.

Palmyra venne riscoperta soltanto nel 1678 da due mercanti Inglesi residenti in Aleppo. Pochi seguirono i loro passi; la città sommersa distava infatti almeno cinque giorni dal primo segno di civiltà. Ci volle una spedizione nel 1751 che interessò i primi viaggiatori, dopo alcuni disegni ritrovati e i primi tentativi di scavi. Tra il 18esimo e il 19esimo secolo intrepidi visitatori fecero diverse spedizioni da Aleppo e Damasco, anche se lo studio scientifico vero e proprio iniziò soltanto nel 20esimo secolo. Gli ultimi reperti vennero trovati negli anni ’20 del 1900 dai Tedeschi. Nel 1929 toccò ai francesi.

Dopo la II Guerra Mondiali i lavori si sono intensificati e continuano a tutt’oggi.

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